«Attesa, Opera n. 1» (2000), di Mimmo Jodice (particolare). Cortesia Galerie Karsten Greve, Colonia, Parigi, St. Moritz. © Studio Mimmo Jodice, Napoli

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«Attesa, Opera n. 1» (2000), di Mimmo Jodice (particolare). Cortesia Galerie Karsten Greve, Colonia, Parigi, St. Moritz. © Studio Mimmo Jodice, Napoli

La coscienza del tempo di Mimmo Jodice

Da Karsten Greve una ventina di scatti dell’ultimo progetto del fotografo napoletano

La Galerie Karsten Greve allestisce, fino al 7 gennaio, una personale di Mimmo Jodice (Napoli, 1934), «Attesa», con una ventina di scatti dell’ultimo progetto del fotografo napoletano e cinque opere della serie «Natura». Mimmo Jodice, che vive e lavora a Napoli, è uno dei principali esponenti della fotografia d’avanguardia italiana e internazionale.

Con la raccolta «Vedute di Napoli» (1980) momento chiave del suo percorso artistico e di svolta per lo stile della sua fotografia, contribuì a reinventare la rappresentazione del paesaggio urbano e architettonico. Dopo Napoli, Jodice ha posato il suo obiettivo su diverse altre città del mondo, da Parigi a New York, da Roma a Lisbona, da Tokyo a Mosca.

Il suo ultimo lavoro viene presentato dalla galleria parigina come il «punto culminante» delle tante sperimentazioni portate avanti da Jodice a partire dagli anni Ottanta, da quando la figura umana è diventata completamente assente dai suoi scatti. Jodice, scrive Karsten Greve in una nota, «considera il progetto “Attesa” non come un semplice soggetto o un metodo di investigazione, ma come il modo per trasformare l’idea stessa della fotografia in una pratica intellettuale e artistica, impregnata dalla grande sensibilità poetica dell’artista. In un mondo che non dorme mai, Jodice si attarda sulla coscienza del tempo».

La nozione di tempo è presente ovunque, nelle sedie vuote, nelle finestre chiuse, nelle vie deserte di centri urbani, nelle ombre fugaci. Come in «Attesa. Opera 1» (2000), una composizione al limite dell’astrazione, con una sdraio bianca sospesa nel silenzio di una spiaggia, rivolta verso l’infinito del mare e del cielo: «L’attesa dell’ignoto arriva qui all’apice, osserva la galleria, amplificata dall’assenza di punti di riferimento che ci obbliga a rallentare e a attendere».

Nella serie «Natura», lo sguardo di Jodice si posa invece sulle vestigia dell’antichità, come in «Tempio di Serapide. Opera 1. Pergamo» (1994), dove le colonne antiche sono avvolte dalla vegetazione.

«Attesa, Opera n. 1» (2000), di Mimmo Jodice (particolare). Cortesia Galerie Karsten Greve, Colonia, Parigi, St. Moritz. © Studio Mimmo Jodice, Napoli

Luana De Micco, 12 dicembre 2022 | © Riproduzione riservata

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