Un percorso alla ricerca delle radici
della propria cultura guidato dall'idea di una città estesa, che
parte dal golfo di Napoli per abbracciare il bacino del
Mediterraneo. E poi andare oltre e viaggiare verso i confini di
un immaginario simbolico, fatto di ombre, visioni atemporali e
irreali.
Dal 10 novembre il Centro Archivi del Maxxi Architettura espone
un nucleo di fotografie "vintage" della serie Mediterraneo, uno
dei progetti più noti di Mimmo Jodice, autore partenopeo tra i
maggiori interpreti della fotografia contemporanea.
Un progetto, elaborato da Jodice nel corso degli anni '80 e
'90 quando sviluppa un crescente interesse per i temi
dell'antico, della memoria, delle origini e precisa la sua
poetica incentrata sul concetto di "perdersi a guardare". Un
progetto che nasce da prima esplorazione dell'area a lui più
vicina (Paestum, Neapolis, Pompei, Cuma, Baia) per poi
estendersi alla Grecia alla Tunisia, alla Giordania, alla Libia,
fino ai musei di tutto il mondo.
"Tutto è iniziato a Pompei, Mimmo toccava le pietre e le
sentiva" racconta Angela, la moglie di Mimmo. Era la vita che
riemergeva dal passato, un racconto senza tempo che si rinnovava
al cospetto di esperienze condivise nello spazio e nei secoli di
una cultura omogenea, germogliata dalle stesse radici. In
Mediterraneo i volti e i corpi delle statue, le architetture, i
paesaggi, le rovine, sono trasfigurati attraverso le ombre, le
superfici mosse e i lampi di luce che Jodice rende alle sue
fotografie in fase di stampa, in camera oscura.
Sette di queste opere "vintage" della serie sono state
acquisite dal Maxxi che ora le mette in mostra assieme agli
"strumenti" usati dal fotografo.
"Sono opere preziose perché sono quelle stampate a mano da
Mimmo Jodice, ormai novantenne, e coeve alla produzione del
negativo. Lui è uno di quegli artisti che esegue in prima
persona tutto il processo della sua opera, dallo scatto alla
stampa. La qualità della stampa di queste fotografie è
eccezionale e l'acquisizione è stata fatta non solo in base a
ciò che ancora esiste di Mimmo Jodice, e quindi per la sua
rarità, ma anche perché rappresentano il percorso del progetto
Mediterraneo" racconta la figlia Barbara.
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